La società di oggi tenta costantemente di dare un nuovo volto e maggiore risalto alla figura femminile, per uscire dall’ignoranza e dall credenza che trattasi di sesso debole. In vero nonostante l’evoluzione del mondo, la nudità della donna viene tuttora a porsi in risalto con strumenti pittorici e fotografici. Diciamo però che l’interesse quasi innato nella mente umana ha radici secolar.

Come veniva vista la donna un tempo

Partiamo dal presupposto che la storia dell’arte pullula di soggetti nudi, ma in vero l’oggetto del desiderio artistico (e non solo) è sempre stata la donna. E questo ancora prima dell’anno Mille. Tuttavia bisogna tenere presente che la figura femminile non aveva certo l’emancipazione di oggi, quanto piuttosto un simbolo idealizzato, delicato sì ma al contempo minaccioso, pericoloso ed eccitante. Minaccioso perché qualcosa nella mente maschile scatenava pensieri libidinosi e ben lungi dalla sfera dell’irrazionale.

Le discendenti di Eva erano dunque costrette a d una vita casalinga, fatta di doveri coniugali e materni, consolandosi ignorantemente nell’idea che quello fosse amore e potesse bastare. Contrapposti a ciò vi erano poi gli ideali maschili, patriarcali, frutto di un poterte imprescindibile a cui non potersi ribellare.

La donna in epoca medievale

Durante l’epoca medievale, in seguito all’affermazione della cultura del Cristianesimo, il corpo divenne un involucro sacro e intoccabile che proteggeva l’anima, e che andava preservato da impulsi carnali, considerati peccaminosi da Dio.

La religione era solida, ma lo era ancor più l’aria eccitante della Donna, illo tempore simbolo di lussuria e quasi satanista. Per cui andò affermandosi una considerazione artistica e pittoresca della nudità cruda e morbosa che raffifurava ogni sua collina, simbolo di sessualità. La donna aveva da offrire tutto quanto di proibito considerato all’epoca, degna discendente della prima peccatrice della storia dell’uomo.

Ed è proprio ad Eva che i primi dipinti dell’epoca si ispirano. Spudorata e ingenua, la progenitrice ignorava il reale valore dei suoi seni e della sua intimità. Poi tutto cambiò, e dal frutto del peccato morso èrima da lei, desiderio e ardore finirono con il diventare i protagonisti indiscussi della psiche umana. A lei si deve la persuasione del maschio, Adamo, al quale Dio chiese “Chi ti ha fatto conoscere che eri nudo? Non hai forse mangiato dell’albero che ti avevo proibito di mangiare?”. E Adamo risponde: “È stata la donna che mi hai dato per compagna che mi ha presentato del frutto dell’albero ed io ne ho mangiato“.

E quindi, sulla scorta dei racconti biblici la “cara” Eva viene dipinta come consapevole dell’errore commesso, il tutto misto all’imbarazzo del non avere nulla con cui coprirsi i seni o il pube. E al suo fianco sempre raffigurato l’Adamo pentito ma ormai conscio di dover affrontare il Destino Divino.

L’inizio dell’epoca rinascimentale

Superati gli abissi dell’ignoranza dell’epoca Medioevale, comincia la fase del Rinascimento, dove il concetto di donna e di bellezza mutano del tutto. Comincia infatti ad affermarsi il concetto di forme e sinuosità della carne, con fianchi larghi, seni generosi, e colori della pelle rosea e in salute.

A suo tempo gli artisti amavano la donna e ciò che ella poteva offrire, le sue fattezze sacre ma anche profane in grado di eccitare sessualmente la mente e il corpo maschili.

Nel frattempo l’ideologia cristiana inizia a suddividersi: se da un lato il corpo nudo può rappresentare la purezza e la sacralità, come quando si dipinge Cristo in croce, dall’altro una donna dipinta senza veli rappresenta la lussuria per antonomasia. E così lentamente, nel XVI secolo il nudo divenne emblema di erotismo, usato soprattutto per descrivere allegoricamente aneddoti mitologici.

Emblema per antonomasia divenne dunque la Venere di Botticelli, una creatura divina e celestilae, dalle forme perfette che attirano le attenzioni passionali maschili. Inizia quindi una escalation di dipinti fatti di donne vere, come quelle di Tiziano che rappresenta la Venere di Urbino: una donna circondata di caldi colori con sguardo peccaminoso misto a sensazione di sonnolenza.

Se oggi qualcuno ci mostra la foto di una donna nuda, la nostra reazione sarebbe di stupore ed imbarazzo: ecco che questa sensazione in epoca rinascimentale non veniva vissuta.

Prima ancora di Tiziano, ne 1506, Giorgione dipinse una fanciulla che, con grazia, si scopriva senza vergogne un seno. Non una donna di facili costumi ma una candida fanciulla, promessa sposa, che cerca di mostrare la sua castità e la sua intenzione di voler essere ligia al dovere di moglie e madre. Mettersi fuori un solo seno richiama un pò le idee delle Amazzoni, che stando al mito, facevano sesso con gli uomini solo allo scopo di procreare.